La mia esperienza diretta e “intensiva” della meditazione Zen (al di là di qualche insignificante anno di pratica da autodidatta) si limita ad una breve sesshin con il Maestro (recentemente scomparso) Daido Strumia, svolto in Val Pellice nella primavera del 2006. Ho un ricordo positivo di quell’esperienza (sebbene mi sia orientato in seguito alla vipassana), ma non avendo alcun titolo per parlare dello Zen, lascio la parola al Maestro Deshimaru, che avendo portato lo Zen in Occidente, è sicuramente il più indicato anche per portarlo su questo blog:
Lo Zen è semplicemente sedersi. Lo Zen è semplicemente zazen. Per molti lo Zen è una religione dell’Asia tra le tante, ma, anche se è cresciuto in seno alla più antica tradizione buddhista, è rimasto come l’acqua viva che sgorga sempre fresca e sempre rinnovata. Sempre attuale, sempre vivo, Lo Zen ricrea se stesso ad ogni istante. Non è un ragionamento, nè una teoria, nè un’idea, e neppure una conoscenza da afferrare con la mente: è unicamente una pratica.
Tale pratica è zazen: meditazione, giusto assetto del corpo seduto. E’ ricreare se stessi e comprendere il proprio vero sé; non è mortificazione, nè austerità, ma soltanto l’autentico accesso alla pace e alla libertà.
La vera rivoluzione è quella che si produce all’interno di ognuno di noi. E’ quella che si compie nella nostra mente, generata dalla pratica dello Zen, profonda filosofia della quale non potremo cogliere l’essenza soltanto con il pensiero logico.
Lo Zen non è altro che la pratica dello zazen. Zen significa “concentrazione della mente” e za “sedersi”.
Da “L’anello della Via: parole di un maestro Zen” di Taisen Deshimaru
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