Il lama tibetano Kalu Rimpoche descriveva molto vividamente quello che succede al nostro corpo al momento della morte. Non so se sia tutto vero, e spero di poterlo verificare il più tardi possibile 🙂 Ad ogni modo questa descrizione ha il potere di rendermi molto vivida l’idea della morte (al punto da non esser più una semplice idea), mi scuote e risveglia dall’illusione quotidiana di immortalità e permanenza, ricordandomi che questo corpo non è la mia vera dimora/natura. Sposto allora più volentierei l’identificazione dal corpo alla coscienza.
Avvicinandoci alla morte, in noi comincia a dissolversi l’elemento terra: perdiamo la nostra forza, non riusciamo più a stare seduti o a reggerci dritti. Le guance cominciano ad affossarsi, non riusciamo più a sostenere la testa, si fa difficile persino aprire o chiudere gli occhi. Si diventa pallidi; ci sentiamo pesanti e scomodi in ogni posizione; chiediamo di essere tirati su. Alcuni testi ci dicono che ci sentiamo come se stessimo cadendo o sprofondando sottoterra, o ci sentiamo schiacciati da un grosso peso, addirittura come se il nostro corpo fosse schiacciato giù da una montagna. L’elemento terra sta tornando alla terra
Poi è il turno dell’elemento acqua: cominciamo a perdere il controllo dei fluidi corporei. Ci cola il naso, possono lacrimarci gli occhi, forse diventiamo incontinenti. Non riusciamo più a muovere la lingua; gli occhi cominciano a sentirsi secchi, nell’orbita; abbiamo le labbra tese ed esangui, la bocca riarsa, la gola chiusa. Le narici si deformano, ci viene una gran sete. Tremiano e ci contorciamo. Alcuni testi dicono che ci sentiamo annegare in un oceano o trascinare via da un fiume enorme. L’elemento acqua sta tornando all’acqua.
Poi viene l’elemento fuoco. La bocca e il naso si prosciugano completamente: tutto il calore comincia a lasciare il corpo di solito a partire dai piedi e dalle mani in direzione del cuore. Può capitare che dalla sommità del capo esca un calore umido. Sentiamo freddo il respiro che ci attraversa il naso e la bocca. Non abbiamo più il calore necessario per digerire niente. Diventa sempre più difficile percepire tutto ciò che è al di fuori di noi. L’esperienza interiore è di essere consumati da una vampa ruggente, o che il mondo sia consumato in un’apocalisse di fuoco. L’elemento fuoco ritorna al fuoco.
Segue l’elemento aria. Respirare ci diventa sempre più difficile: l’inspirazione si fa superficiale e l’espirazione si allunga. Cominciamo a respirare ruomorosamente e ad ansimare. I respiri diventano più brevi e laboriosi: il corpo si torce, poi si acquieta. La vista svanisce, quella interiore come quella esterna, indistinta e appannata. L’esperienza interiore di un gran vento che spazzi via il mondo, di un tornado che consuma l’intero universo. L’elemento aria ritorna all’aria.
Durante la pandemia ho letto un sacco di libri e seguito diversi corsi online. Uno…
Sono passati ormai 18 mesi dall'ultimo bilancio Yogico e oltre 30 mesi da quando raccontavo…
Ci ho messo la bellezza di 45 anni a scoprirla ma meglio tardi che mai!…
Diversi lettori di LaMeditazione mi hanno scritto di recente, nei commenti o via mail, per…
C'era un tempo, non lontano, in cui aspettavo il weekend per lanciarmi in sessioni…
Il 31 Maggio si è concluso il primo mandala di 40 giorni di pratica ininterrotta…
View Comments
Elemento aria, ultimo ad arrivare e ultimo ad andarsene.
se tanto mi da tanto, ogni cosa torna alle sue origini, per cui anche l'elemento più sottile (coscienza?) del nostro pseudo-io dovrebbe ritornare alla sorgente primordiale (vacuità luminosa?)... oppure si dissolve...
E' proprio il caso di dire che "chi ben morrà , forse vedrà ' ^_^ "
Di che diavolo state parlando, chi e mai tornato dall' adilà per raccontarvo queste stronzate. Ogni caso fa storia a se. Ci sono morti violente (incidente mortale), decessi naturali (anziani alla fine del ciclo vitale) ci sono morti per malattie gravi a breve e lungo decorso ecc. ecc. ecc. Spiegare la morte e come stringere l'aria in una mano. Fa parte di quelle qualita poco razionali umane che crede di dare risposta a tutto e tutti, in ogni tempo ed ogni luogo. Poi alla fine si scopre che non siamo neppure capaci di salvaguardare quel tesoro unico ed irripetibile che e l'abitat naturale che stiamo rapidamente divorando. E molto meglio vivere attimo per attimo, la nostra vita, fatta di una infinita di piccole e grandi cose, piccole e grandi felicita, che vanno gelosamente custodite nei "cassetti della memoria", per essere rivisitate nei momenti duri. Buova vita.
A mia nonna sta accadendo esattamente questo.