C’era un tempo, non lontano, in cui aspettavo il weekend per lanciarmi in sessioni estreme di gaming (videogiochi). Potevo trascorrere anche oltre 8 ore al giorno immerso nel gioco, mi esaltavo come un bambino e facevo enormi progressi nel mondo virtuale.
La mia vita nel mondo reale però faceva abbastanza pena e non facevo particolari progressi con il mio personaggio anagrafico. Anzi.
Adesso, che la mia vita è diventata l’unico videogioco a cui cerco di dedicarmi a tempo pieno, e che io sono diventato l’unico personaggio che mi interessa sviluppare e veder crescere, aspetto i weekend per fare sessioni intensive di Yoga, anche piuttosto proibitive dal punto di vista del regime alimentare e logistico. E la mia vita procede decisamente meglio di allora sotto vari punti di vista.
Da poco ho partecipato ad uno stage intensivo di uno Yoga chiamato “Angamardana” che tecnicamente significa “uccidere gli arti per padroneggiarli“. Dato che l’esperienza è stata decisamente positiva, per quanto impegnativa e “sfidante” dal punto di vista fisico, voglio condividerla con te perchè credo che il potenziale di trasformazione racchiuso in questa pratica sia elevatissimo.
Angamardana è una sequenza di 31 processi che coprono tutte le possibili posizioni del corpo: in piedi, accovacciato, seduto e sdraiato. Ad una prima occhiata superficiale potrebbe assomigliare a certi programmi di High Intensity Training, ma qui la finalità non è soltanto quella di perdere massa grassa e raggiungere un certo tipo di prestanza e abilità fisica.
Affonda le sue radici nella scienza yogica più antica. Un pò come il Kalaripayattu, nota come la madre di tutte le arti marziali moderne, Angamardana è stata usata per millenni da generazioni di Yogi per prepararsi all’intensità delle pratiche spirituali più avanzate.
Si narra che sia stata sviluppata da Agastya Muni, uno dei sette discepoli (i Sapta Rishi) di Shiva e trasmessa a noi da Sadhguru per offrire a chiunque l’opportunità di rivitalizzare il sistema corporeo a tutti i livelli.
Dal punto di vista strettamente fisico o di “fitness” per come viene intesa la parola nella cultura occidentale, Angamardana sollecita il corpo a vari livelli: muscolare, cardiovascolare, respiratorio ma sopratutto a livello dei tendini e legamenti.
In questo aspetto – rafforzare tendini e legamenti – Angamardana mira a sviluppare un tipo di forza che non è quella dell’energumeno palestrato ma è molto simile a quella che interessa ad esempio tutte le arti marziali interne, come il tai chi chuan, l’Yi Quan e discipline affini della tradizione taoista.
Parlo di quella forza, molto più efficiente, che permette ad una persona di 60 Kg di peso di scagliare una persona anche di maggior statura a diversi metri di distanza con un solo pugno (il caso più celebre è quello del one-inch-punch di Bruce Lee ) o quella che permette agli Sherpa Nepalesi di trasportare a spalle carichi di gran lunga superiori al loro peso corporeo a quote dove persone normali morirebbero anche solo a camminare.
Gli effetti di questa pratica possono e devono andare però oltre il semplice benessere psicofisico.
Al di là degli aspetti più fisici e materiali, lo scopo finale in Angamardana è di attivare e innalzare l’energia del canale centrale del corpo (nella tradizione Indiana, viene chiamato Sushumna) che nella maggior parte delle persone rimane sopita.
Tutti gli esercizi di cui si compone Angamardana, che alternano momenti ad alta intensità a fasi di riposo e meditazione vera e propria, sono progettati per preparare il corpo a risvegliare la famosa “kundalini” di cui molti parlano ma che – alla fine della fiera – ben pochi hanno modo di sperimentare oggigiorno, anche dopo anni di pratiche meditative di vario genere.
Nel mio caso personale, quindi non libresco e accademico ma basato sulla mia personale esperienza dei primi giorni di Angamardana, gli effetti più evidenti che ho constatato sono stati:
Un’altro effetto, più sottile, è quello che ho riscontrato sulla pratica meditativa. Praticare il kryia dello Shambhavi Mahamudra subito dopo aver fatto questo tipo di Yoga rende molto più intensi quei 21 minuti di sadhana.
I problemi di continuità di attenzione di cui scrivevo in un precedente articolo, si risolvono in buona parte da soli quando il corpo è passato attraverso “la forgia” di Angamardana.
Questa è l’ennesima riprova di quello che da anni sento dire dai migliori insegnanti o Maestri spirituali, quale che sia la tradizione di riferimento: rendere più stabile la nostra “piattaforma” (struttura fisica e mentale) è fondamentale per progredire nella pratica spirituale.
Lo sapevo già a livello intellettuale ma ora, dopo l’esperienza con questo tipo allenamento intensivo, ne ho una comprensione ancora più profonda.
La pratica meditativa, da sola, difficilmente può produrre risultati, a meno che il corpo umano non si trovi già ad un certo livello di fitness, di libertà, di possibilità. Per questo puoi trovare facilmente persone che meditano magari da 50 anni ma, avendo trascurato il lavoro necessario a “liberare” il corpo, faticano a liberarsi su altri piani, più sottili.
Dall’altro questo spiega come mai persone che trascurano la meditazione ma praticano per anni discipline prevalentemente “fisiche” come le arti marziali, o un certo tipo di Yoga possono avere maggiori possibilità fisiche ma non fare particolari passi avanti in quanto esseri umani o nel superamento di certe compulsioni.
So bene che saranno in pochi ad andare oltre alla mera curiosità intellettuale e che dopo la lettura di questo articolo si spingeranno a partecipare ad un evento simile.
Ancor meno quelli disposti a lanciarsi nella pratica quotidiana di questo programma che richiede, almeno all’inizio, un impegno non banale di almeno 40-60 minuti al giorno (a seconda del livello di fitness da cui si parte).
Ma se riuscirò a portare anche solo un mio lettore a iscriversi ad uno stage di Angamardana, o addirittura farne parte integrante della propria vita per il periodo sufficente ad apprezzarne il valore, sarò certo di aver migliorato il mondo in una certa misura.
Chiudo lasciando la parola allo Yogi che meglio di chiunque altro può spiegare cos’è Angamardana e cosa ci si può aspettare da questo tipo di Yoga, dato che è lui ad avercelo trasmesso.
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Buongiorno, seguo Sadhguru su you tube e per caso vengo a conoscenza Dell esistenza del angamardana. Vivo a Cesena e la domanda è : secondo lei è possibile imparare la tecnica da autodidatta?
Ciao Antonella,
Angamardana a differenza di altre pratiche più basiche come Upa Yoga, Yoga Namaskar, Isha Krya, non può essere appresa da autodidatta. E' necessaria la trasmissione diretta da parte di un insegnante qualificato.
Bastano due giorni di workshop per apprendere tutto il processo dal vivo, dopo di che puoi passare il resto della vita a perfezionare la "tecnica" da autodidatta. :-)
Roberto
Ciao
Secondo te, a 58 anni, senza un grande allenamento E soprattutto con un ernia del DISCO (comunque un po' di yoga lo faccio) si può tentare un approccio ad anangamardana?
Ciao mi chiamo Emily e voglio imparare angamardana yoga volevo sapere se c'erano dei corsi a Torino vi prego datemi buone notizie🙏🙏🙏
Brava Emily, questo è lo spirito giusto! :-D
A Torino doveva esserci un corso a Gennaio 2021, che però è saltato all'ultimo causa Covid.
Potrebbe essercene un altro nel 2022, ma ancora nulla di certo per ora.
Se ci saranno altri corsi a Torino non tarderò a comunicarlo, dato che io stesso sono Torinese, per cui iscriviti magari alla newsletter del blog se ancora non l'hai fatto.
In alternativa puoi mandarmi in pvt (link di contatto a fondo pagina) tuo numero cellulare per farti aggiungere al gruppo Whatsapp ISHA ITALIA.
Purtroppo gli insegnanti Isha scarseggiano in Piemonte ma se siamo in tanti Torinesi a farne richiesta ( 10, 100, 1000 ? ) sono sicuro che un corso a Torino o dintorni salterà fuori presto! Quindi spargi pure la voce tra altri amici Piemunteis eventualmente interessati, che più siamo a farci sentire, e prima SadhGuru risponde al richiamo ! :-D