Definire la meditazione è impresa ardua. E per un certo verso è un controsenso, perché in definitiva la meditazione è tutta questione di farne esperienza o di non farla.
Chi la conosce già non ha bisogno che la si definisca, e chi ancora non la conosce (o crede di non conoscerla) non trarrà alcuna reale comprensione dalla semplice definizione della cosa, per quanto accurata. Così come descrivere il sapore del melograno non può darne comprensione a chi non l’abbia mai assaggiato.
Il termine meditazione, peraltro, sembra ormai fortemente associato nell’immaginario collettivo a qualche misteriosa pratica esoterica, tanto che nell’uso comune che sento fare della parola si trovano per lo più riferimenti a pratiche per lo sviluppo di poteri psichici, taumaturgici di genere più o meno occulto, per non parlare delle solite banalizzazioni della New Age.
E’ importante chiarire che tutto ciò non ha nulla, o molto poco, a che vedere con la meditazione in senso proprio, almeno nell’accezione in cui ne parliamo in questo spazio, che è sopratutto quello della meditazione buddhista di consapevolezza e, più in generale, del Dharma.
La tradizione buddhista, nelle sue correnti Theravada, Mahayana e Virajana conta innumerevoli varianti e metodi di pratica meditativa sviluppati e affinati nel corso di secoli di sperimentazione e studio degli insegnamenti originari del Buddha.
Tutte queste correnti, scuole e tradizioni (Zen, Ch’an, Tibetana, Vipassana) pur nella diversità di metodi e di approccio, condividono comunque un certa visione di fondo di quale sia lo scopo e la natura della meditazione: comprendere se stessi, la propria vita e, in definitiva, essere “liberi”.
In questo angolo del web, quando parliamo di meditazione, ci riferiremo per lo più a quel tipo particolare di meditazione nato in seno alla tradizione Theravada, la scuola cosiddetta “degli Anziani”, che cade sotto il nome di Vipassana.
Perché? Non certo perché sia l’unica vera tradizione, e l’unica davvero efficace per tutti. Semplicemente perché è l’unica sulla quale chi scrive ha avuto modo di fare un’esperienza personale, non limitata alla semplice conoscenza libresca o ad una pratica estemporanea.
Volendo dare una definizione generica di cosa sia la meditazione, sarei tentato di inserirla nel quadro della dottrina buddhista, in particolare come una parte (Samadhi) dell’Ottuplice Sentiero, oppure di riportare questa semplice e diretta risposta di Alan Watts:
Meditazione è la scoperta che la meta dell’esistenza è sempre raggiunta nell’istante presente
Se metto da parte le cose che ho letto, e provo a dire cos’è la meditazione in base all’esperienza che ne ho fatto finora, la meditazione è:
- semplicemente, per una volta, magari proprio adesso, esserci e basta.
- infaticabile ed eterno ritorno al momento presente, facile quando ti riesce facile ma molto più difficile quando è difficile
- trovare il tempo di farla
- riscoprire la freschezza della vita dietro le mura dell’abitudine
- quando vedo passare fluido lo stesso dolore che prima mi sembrava solida roccia
- quando mi accorgo del disco rotto e metto su una musica diversa.
- paurosa chiarezza di visione che non fa alcuna paura
- che ti sto ascoltando anche se vorrei parlare
- un passo che lascia impronta anche sul marmo