Inner Engineering online: cos’è e cosa ho imparato dal video corso di Sadhguru

Nelle mie peregrinazioni verso la crescita personale e spirituale di questo ammasso di compulsioni chiamato “la mia vita” ho acquistato diversi materiali e corsi in rete.

L’ultimo di questi è Inner Engineering Online e posso dire, in tutta sincerità, che è quello che ad oggi mi ha lasciato più favorevolmente colpito e che ha avuto il maggior impatto positivo sulla qualità della mia pratica quotidiana e – mi azzardo a dire – della mia vita “interiore” nel suo complesso.

 

Ma partiamo dall’inizio..

L’ anno 2019 è iniziato nel mio caso “col botto”. Non tanto per via dei fuochi di artificio, che non mi hanno mai fatto impazzire. No, il modo migliore per me di iniziare l’anno è stato un altro.

Approfittando di moglie e figli in vacanza, ho pensato bene di iniziare questo nuovo anno all’insegna di un mini-ritiro intensivo “auto-gestito” a base di:

  • silenzio totale ( che con 2 bambini maschi per casa è ormai un bene preziosissimo)
  • digiuno completo di 3 giorni (ho smesso con la cena di capodanno e ripreso a mangiare il 3 gen)
  • full immersion nel programma Inner Engineering Online (l’avevo addocchiato qualche settimana prima, ma non avevo ancora trovato il momento “giusto” per valutarne l’acquisto)

Non avrei potuto chiedere condizioni migliori per apprezzare al meglio questo corso. Non avere distrazioni per diversi giorni di fila, e ripulire il sistema come solo un digiuno può fare, mi ha permesso di dedicare tutta la mia attenzione ed energia al corso, ed entrare in qualche modo in contatto diretto con l’insegnamento e l’insegnante, seppure tramite un mezzo digitale supportato da un semplice PC portatile.

A distanza di tre mesi provo a tirare le somme della mia esperienza con IEO. Lo faccio adesso non soltanto perchè credo che sia un programma valido ed efficace ( almeno per chi conosce bene l’inglese, dato che non esiste ancora una versione in italiano ) ma sopratutto perché ho bisogno di “rielaborare” i contenuti del corso in vista del prossimo evento con Sadhguru, cui parteciperò questa volta dal vivo a Londra nei prossimi giorni.

Cosa è Inner Engineering Online e come funziona

Se hai già letto Inner Engineering, diciamo che il corso online è un approfondimento di molti se non tutti i temi sollevati nel libro. Si compone di 7 video lezioni, della durata di oltre 1h e mezza ciascuna, dove l’insegnamento – un distillato di saggezza pratica e scienza yogica –  viene trasmesso direttamente da Sadhguru, unitamente ad alcune pratiche di meditazione guidata.

Le lezioni possono essere fruite in un intervallo di tempo limitato ( mi pare entro un mese o poco più) preferibilmente nell’arco di una settimana al massimo per non perdere il ritmo, e possono esser viste solo una volta.

Questo aspetto all’inizio mi aveva intimorito ” Come faccio, con la memoria da fagiano che mi ritrovo, a guardare i video una volta sola.? ” Questo espediente, che non avevo mai visto in altri corsi, serve in realtà a intensificare l’attenzione e rendere l’esperienza più simile possibile a quella che si potrebbe avere durante un evento reale, che per natura è irripetibile, e inevitabile (come vedremo)

La cosa è poi meno traumatica del previsto dato che hai cmq modo di stoppare il video quando vuoi, e di tornare indietro di 10 o 30 secondi alla volta, nel caso ti perda qualche battuta, esploda di colpo la caldaia oppure un fulmine colpisca la casa e cimisca il PC proprio durante le lezioni.

Alla fine di ogni sessione è necessario compilare un questionario con delle domande volte a saggiare la comprensione di quanto esposto nei video. Rispondere alle domande è parte integrante del percorso, una parte che ho trovato estremamente utile a mettere in pratica a livello esperienziale quanto esposto e recepito sul piano intellettuale, oltre ad esser uno step necessario ad accedere ai successivi video.

La maggior parte di quanto segue è appunto una traduzione in italiano delle risposte che avevo fornito sul sito del programma a tutte le domande poste nei “test” di chiusura di ogni lezione.

Lezione #1: felicità

Le prime due lezioni sono, paradossalmente, quelle che ricordo meno, forse perché non ero ancora entrato abbastanza nello “spirito” della cosa o, più verosimilmente, perchè non avevo ancora capito bene che le lezioni avrei potuto vederle una volta sola, e quindi ci prestavo meno attenzione del dovuto. 😀

Cosa ho imparato da questa sessione?

La felicità non dipende dalle circostanze esterne. Il motivo di fondo per cui non sono beato a richiesta è perchè non so ancora come gestire il mio corpo, la mia mente, le emozioni e le energie.

Che rilevanza ha questo per la mia vita?

Se quel che ho scritto sopra è vero, potrei essere forse meno orientato al successo “esteriore”, meno preoccupato di controllare le persone, i miei figli, mia moglie sapendo che la mia felicità non dipende da loro.

Dovrei essere più orientato a comprendere come funziona questo sistema corpo-mente e come gestire i miei stati interni anziché giudicare o tentare di educare/correggere/migliorare le persone intorno a me.

Qual’è il più alto scopo a cui posso pensare? 

Il più alto scopo è di vivere una vita dove non devo più lavorare 8/10 ore al giorno per mantenere la mia famiglia. Una vita dove ho abbastanza rendite passive da potermi permettere di spendere più tempo ad esplorare questo corpo-mente, sviluppare me stesso in un essere umano “a pieno titolo” ed espandere la dimensione del mio essere oltre i limiti e le compulsioni che ancora mi vincolano in vari modi.

Una vita con abbastanza tempo per praticare Yoga, meditare quanto mi pare ogni giorno e magari allenarmi direttamente con qualche bravo insegnante/maestro/scuola.

Per quanto egoistico possa sembrare – per i parenti lo è quasi sempre – questo è in realtà ciò che renderebbe migliore la vita di chi mi è più vicino, perchè sarei come minimo un pò meno irritante, meno irritato e meno “scassaminchia” del solito. Emetterei tutto un altro tipo di vibrazioni/frequenze, sarei meno reattivo e questo è ciò che fa più la differenza, in definitiva, nelle interazioni sociali.

Trasformare un pò di mondo per il meglio, anche grazie ad un blog come questo che aiuti le persone ad avvicinarsi alla meditazione, ad intensificare la propria consapevolezza ed elevare il grado di coscienza dell’umanità di qualche tacca, sarebbe in definitiva lo scopo finale più alto e “utile” cui posso pensare.

Lezione #2: desiderio

Cosa ho imparato da questa sessione?

Il desiderio è la forza primaria della vita, che si manifesta in diversi  contenitori (pensiero, emozione, corpo) e in diversi contenuti ( lavoro, partner, figli, casa ) ma è sempre la medesima pulsione verso una realtà infinita e senza limiti.

La nostra sofferenza e miseria umana inizia quando ci identifichiamo erroneamente con questo corpo o questa mente – finiti – e quindi la forza vitale del desiderio non può appagare il suo processo di espansione illimitata.

Soltanto vivendo in modo cosciente i nostri desideri possono diventare azione e beatitudine. Se viviamo in modo incosciente, il desiderio diventa compulsivo, una reazione, che porta miseria.

Quanto sono compulsivi i miei desideri?

Nella mia esperienza, mangiarmi le dita è probabilmente la forma compulsiva di desiderio più appariscente che ho. E’ un desiderio misto del corpo e della mente, che inizia da sè e in genere non ho idea del perchè stia avvenendo.

Credo che quando la smetterò definitivamente di mangiarmi le dita, se non sarò completamente illuminato, ci sarò molto vicino. 😀

In genere le compulsioni maggiori a livello mentale si manifestano durante le ore di lavoro, dove diventa spesso molto difficile arrestare la mania del multi-tasking ( desiderio di voler fare tutto e subito ) e ogni micro-desiderio (leggere un pò di quello, rispondere a quell’altro, scrivere di questo etc)  prende piede e vuole un pezzo di attenzione e soddisfazione.

Lavorare con questo tipo di mente, rischia di rendere molto meno produttiva la giornata tipo, rispetto al mio reale potenziale. Da qui la necessità di ricorrere ad espedienti come la tecnica dell’ancoraggio invertito.

Anche nella vita in famiglia il grado di compulsività si innalza spesso in modo preoccupante, ma sopratutto sul piano fisico ed emotivo anzichè su quello mentale. Qui la compulsione non la vedo tanto come una cosa legata al desiderio, quanto alla spravvivenza mentale e fisica in un ambiente che troppo spesso sembra andare verso una direzione totalmente opposta a quella della pace, della crescita personale e spirituale, dell’armonia e della collaborazione umana.

Chi meglio di un figlio è in grado di farti “perdere le staffe” con mille provocazioni, lagne, capricci e richieste assidue/assurde?

Chi meglio della tua compagna/o sa come irritarti e colpirti, inconsciamente o meno, laddove i nervi sono più scoperti e suscitare la reazione più viscerale, profonda e potente?

Chi meglio di un padre o una madre riesce a farti sentire un poco di buono, provocarti, abbatterti o esaltarti come un principe o un dio in terra?

Infine un altro grande capitolo della vita compulsiva è per me, come per molti, quello della tecnologia. Cosa più della mancanza di wi-fi, di un cellulare rotto o di un sito che non funziona come dovrebbe può mandare in bestia un uomo qualunque nella società attuale?  Per non parlare dell’impatto dei social, di certi siti web o dell’industria sempre più florida del gaming, con le loro continue promesse di esperienze sempre più immersive, più avvincenti e coinvolgenti.

Nei ruoli che svolgi, sei consapevole che si tratta solo di ruoli che assumi, oppure ti identifichi nei personaggi? Qual’è la tua esperienza?

Quando sono al lavoro credo di essere in genere abbastanza consapevole di giocare un ruolo che devo giocare necessariamente se voglio spingere le cose in una certa direzione e ottenere successi anzichè  fallimenti.

A casa, quando dovrei assumere il ruolo  “padre” mia moglie dice spesso che mi comporto come un bambino, per cui o sono un pessimo attore, oppure non sono così cosciente dei ruoli che interpreto e di come farlo nel modo più corretto.

Come “marito” ho difficoltà a vedermi in questo ruolo, come qualcosa di distinto dal mio se “normale”. Non credo di interpretare un ruolo particolare come “marito”, e se lo faccio non ne sono cosciente, per cui toccherebbe chiederlo a qualcuno di diverso da me.

Come “figlio” dei miei genitori, qui vedo chiaramente come la mia fisiologia e psicologia cambi drammaticamente quando sono in relazone con loro. Questo è forse il ruolo dove mi ritrovo ad essere meno cosciente e consapevole e mi devo sforzare intenzionalmente di ricordre a me stesso che si tratta solo di un ruolo, del passato, e che non sono io.

Lezione #3: Azione e responsablità

Cosa ho imparato da questa sessione?

L’azione non dipende da noi, sono le circostanze a determinarla.

La respons-abilità, nel senso di essere capaci o disposti a rispondere, è invece sempre su di noi, come possibilità illimitata.

Rispondere è nella natura stessa della vita per cui se vogliamo allineare la nostra mente alla vita, dobbiamo rispondere a tutto in modo cosciente ( rispondiamo comunque, ma in modo inconscio per lo più)

Scrivi 5 situazioni in cui sei consapevole che la tua responsabilità è illimitata e qual’è la tua esperienza? Ad esempio, quando sei a lavoro in ufficio o mentre guidi o stai semplicemente seduto, se sei consapevole di essere responsabile, qual’è la tua esperienza?  

1. Sto digiunando dall’inizio del nuovo anno e, essendo responsabile, sento come il corpo sta cambiando e reagisce all’assenza di cibo ad ogni ora e minuto che passa. So che potrei fermarmi da un momento all’altro, se il corpo mi chiedesse di farlo,  e sento come usare e dosare energia e sforzi per garantire che il corpo affronti al meglio questa pulizia del sistema.

2. Quando i vicini hanno iniziato a trapanare e martellare pareti stamattina, ed ero a casa disposto a usare il mio tempo libero per meditare in silenzio, leggere,  scrivere o praticare yoga, ho visto la possibilità di rispondere in modi diversi da quelli più prevedibili (imprecare). Potevo arrabbiarmi e rovinare la mia mattinata, o semplicemente continuare a fare le mie cose, senza reazioni, mentre il rumore e la gente erano lì fuori a fare il loro casino. Ho scelto il secondo modo deliberatamente.

3. Quando mia moglie si lamenta dell’inquinamento crescente in città (viviamo a Torino, una delle città più inquinate d’Italia, dove non piove da mesi) e si preoccupa per la salute dei nostri figli e di noi stessi, so che non possiamo fare molto per risolvere direttamente questo problema, ma le ho suggerito di uscire alcuni giorni di città, con i bambini, e farlo il più possibile.

Non posso costringerli a mangiare in un certo modo, o a smetter di mangiare in determinati periodi, o fare più esercizio fisico per rafforzare il sistema immunitario e ridurre il rischio di malattie. Non ho controllo su queste cose, ma posso suggerire loro la cosa più sensata, che è di andarsene quando possono, a prender aria buona, mentre io sto in città a lavorare, da vecchio “padre di famiglia”…

4. Quando vedo gli alberi fuori dalle finestre, nel giardino condominiale davanti a casa, mi sento responsabile per loro. Sento che la mia vita sarebbe diversa senza di loro.

5. Scrivendo queste risposte, sapevo che avrei potuto saltare le 5 situazioni e fermarmi a 3, ed essere comunque responsabile, ma volevo rispondere in modo più completo, anche se ciò mi ha richiesto più tempo. Ero insomma disposto a rispondere 🙂

Scrivi una situazione in cui hai pensato di non essere responsabile, e qual’è stata la tua esperienza? 

La politica è sempre stata per me qualcosa dove fatico a sentirmi responsabile. Ad esempio rispetto alle cose che sta facendo Salvini in Italia in questi giorni (Gennaio 2019) non riesco a sentirmi respons-abile.

La mia esperienza del non essere responsabile è di pensare che le azioni o non-azioni di Salvini e della Lega rispetto al tema dei migranti, sono qualcosa di cui solo loro dovranno rispondere, davanti alla loro coscienza, o magari davanti a dei Giudici, perchè loro è stata la decisione o strategia di non soccorrere le persone sulle coste italiane.

So che è sbagliato, che bisognerebbe prendere una posizione chiara, ma fintantochè non mi troverò a contatto diretto con le conseguenza del problema, positive o negative che siano, faticherò ad esser e sentirmi responsabile come vedo invece esser molte persone intorno a me.

Lezione #4: inevitabilità di questo momento

Che cosa ho imparato da questa lezione? 

La felicità si ha in genere quando otteniamo quello che vogliamo in un particolare momento, esattamente quando lo vogliamo.

Questo momento, è inevitabile. Qualunque situazione non può mai esser diversa da come è in un momento particolare ( come diceva già Aristotele con il principio di non-contraddizione per cui A=A e non può essere non-A o ≠A).

24 ore di felicità o piacevolezza ininterrotte possono raddoppiare la mia intelligenza.

Questo momento è l’unica porta alla vita, la creazione e il creatore. Non il passato o il futuro, che sono solo allucinazioni, memoria e immaginazione. Non sono reali, non sono veri. E se soffriamo, è solo per via di queste allucinazioni, di cose che sono non-reali, non esistenti.

La sofferenza e la verità sono inversamente proporzionali: più soffriamo e meno vicini siamo alla verità.

Il dolore è necessario, ci mantiene in vita e interi. La sofferenza, invece, è tutta farina del nostro sacco,

Se io potessi mantenere un solo minuto di continua e ininterrotta consapevolezza dell’inevitabilità di questo momento, diventerei un Buddha.

Se presto abbastanza attenzione nulla può esser negato a me come a qualsiasi altro essere umano. Abbiamo tutti le stesse possibilità, di un Krishna, un Buddha o un Sadhguru, l’unica differenza è che non prestiamo sufficente attenzione.

Se penso al passato o al futuro, questo non è un problema di per sè. Se penso però di essere nel passato o nel futuro, allora sono come un matto da legare, e soffrirò per questo. Se accetto pienamente questo momento, allora tutto diventa parte di me.  Non c’è più motivo di sofferenza.

L’intelletto è molto diverso dall’intelligenza. L’intelletto divide, l’intelligenza unisce.

Scrivi 5 situazioni in cui sei stato consapevole della inevitabilità del momento e qual’è stata la tua esperienza.

1. Ero seduto e c’era della musica. Quando ho accettato pienamente il momento, la musica è apparsa di una bellezza straordinaria. Non era male come musica ( un pezzo al piano di Bill Evans) e l’avevo già ascoltata in passato ma in quel momento ero in grado di sentire più intensamente quella stessa musica, e quello che il suo autore stava cercando di esprimere. Mi è sembrato come di poter sentire l’anima stessa del musicista, attraverso la sua musica.

2. Durante cena, ero da solo ( famiglia via per mia fortuna) e ho potuto mangiare in silenzio, senza i consueti schiamazzi, litigi e distrazioni varie. In diversi momenti durante la cena ero consapevole del mio mangiare, pienamente accettante e respons-abile di quello che stavo mangiando.

Quando non mangi da 3 giorni di fila è certamente più facile farlo, ad ogni modo ero in grado di apprezzare veramente il cibo che stavo mangiando, e sentire chiaramente che cosa voleva il corpo, e cosa invece voleva la mente. E ho visto che sebbene stessi digiunando da 3 giorni, il corpo chiedeva meno cibo di quanto ne chiedeva la mente.

Così ho mangiato un pasto moderato, un’insalata, delle uova e del salmone, uno yogurt con delle noci e un pò cioccolato. E bom, ero a posto così.

3. In metro, mi guarda una bella e giovane ragazza bionda. Io rimango insolitamente consapevole della inevitabilità del momento, per cui reggo per diversi secondi quello sguardo, che non mi imbarazza, agita o mette in apprensione come succederebbe di solito.

Poi il pensiero ha preso il sopravvento: “perchè sta guardando proprio me? mi trova forse attraente nonostante io abbia probabilmente il doppio dei suoi anni? ci starà mica provando? ..” e altre baggianate simili, così per qualche momento ho reagito in modo compulsivo. Poi ho riconosciuto l’inevitabilità di quei pensieri in quel momento, e son tornato in me, ma ero già uscito dalla metro da un pezzo.

4.  Mentre camminavo, pensavo ai discorsi di Sadhguru, e mi son messo a conversare mentalmente con lui, ponendogli domande stupide come: “quanto tempo dobbiamo considerare lungo ciò che chiami ” questo momento? “, oppure “quanti dei tuoi allievi sono diventati iluminati grazie al tuo insegnamento?” e “quanti ce ne sono nel mondo oggi, di individui pienamente realizzati come te?” e altre intellettualate un pò naive simili.

Mi son però accorto che mi ero identificato in questi pensieri, convinto di stare davvero parlando con una persona nella mia testa, e non ero consapevole di avere semplicemente un pensiero in quel particolare momento. Poi ho accettato quel pensiero come inevitabile, come parte di me, trovando divertente tutta la scena nel suo insieme.

5. In generale tutte le volte che mi è capitato di essere consapevole e di accettare l’inevitabilità, sopratutto passeggando per strada, ho provato un senso di distensione maggiore, di relax, agio interiore, e maggiore connessione con il mondo e le persone intorno a me.

Descrivi una qualunque situazione in cui non eri consapevole dell’inevitabilità del momento e quale è stata la tua esperienza

Stavo cercando gli abiti per vestirmi, in particolare una maglia rossa che è una delle poche cose che mi piace indossare. Non la trovavo, e ho realizzato che la governante l’aveva messa a lavare, sebbene fosse pulita. E’ una cosa che fa sempre quando lascio le maglie appese sull’appendiabiti, anzichè nasconderle in un armadio. E io ci casco ogni volta.

Mi sono messo quindi subito ad imprecare ad alta voce, lanciando anatemi alla colf che non capisce una benemerita m…a etc.., come faccio ogni volta che mi lava cose pulite, che non dovrebbero essere lavate.

Pochi istanti dopo ho realizzato che non avevo accettato l’inevitabilità del momento. Se l’avessi fatto, non avrei imprecato, ma avrei pensato a come evitare che questo momento si ripetesse in futuro. Ad esempio se decidessi, in ogni momento in cui mio tolgo un abito, di lasciarlo fuori armadio solo se sono disposto a farlo lavare, allora quei momenti di rabbia e frustrazione, non si presenterebbero più.

In ufficio, in diverse occasioni mi sono accorto di essere immerso non tanto nel lavoro, nell’esperienza delle cose che devo fare, quanto nei miei pensieri e reazioni e timori generati dalla mente DAVANTI o TRA me e la realtà di quello che il lavoro è e richiede effettivamente. In questi casi, quasi sempre le mani si avvicinano alla bocca, e mi scopro a masticare con gusto le estremità delle dita ormai callose.

Questi sono momenti di chiara compulsione, e ho scoperto di essere fortunato. Avere questo tic o riflesso, è in realtà una preziosissima campana che mi dice “sei identificato con la tua mente”, non sei in contatto con la realtà. Allora a quel punto, se vedo la mano in bocca, mi chiedo “sono consapevole che questo momento è inevitabile, accetto la sua inevitabilità?” Fare questo ho visto che aiuta a smollare la reattività, nell’onicofagia come in altre cose: mangiare, parlare, usare il corpo in un certo modo, scrivere.

Lezione #5: natura del corpo e della mente

Che cosa ho imparato da questa lezione?
Il Buddha e Patanjali sono gli unici maestri ad aver riufiutato la poesia come mezzo per esprimere grandi esperienze.  Hanno scelto la logica, e la scienza. Ed è per questo che Sahguru li cita, perchè solo la logica ci convince a noi occidentali.
Patanjali ha detto tutto quel c’era da dire.  Buddha scoprì le 72000 nadi, le cellule, gli atomi (già ci arrivano i Rig Veda, mille anni prima, chiamandoli Anu) e andò oltre parlando di parti subatomiche (chiamava ath-palkas) quando ancora non esistevano queste parole in nessuna lingua del pianeta, e neppure i microscopi.
Buddha diceva: nel tempo in cui sbatto le palpebre, il mio corpo appare e scompare milioni di volte.
Quanto alla mente, il Gautama parlava di 7 strati della mente, laddove la psicologia occidentale ne distingue 4:
  • 2% della mente è cosciente – fatto grandi cose nel mondo, ma solo
  • il 3-4% è subconscia – quando sogni e hai premonizioni, pensi a cose che poi si concrettizzano poco dopo, son cose che accadono perchè spazio e tempo sono il tessuto di cui è fatta la mente, e quando la mente si fa da parte, tutto si mischia: quel che è dopo è prima, quel che è lì è qua etc
  • 92% è mente inconscia: è come le radici dell’albero, non le vedi ma è la loro qualità a determinare la qualità dell’albero, del tronco, dei rami. La qualità della mente conscia determina quella della mente subconscia e conscia.
  • Poi c’è la mente collettiva (1-2%), studiata da Jung sotto l’effetto di droghe
Gautama parlava di 7 strati delle mente ( in realtà sono 70.000, ma era un bravo marketer, dice SG )
Studiò il proprio inconscio e scoprì tutte le forme di vita passate che lo hanno preceduto, fino ad arrivare alle amebe.
L’uomo ha paura delle donne.  L’uomo ha bisogno di avere una donna accanto a sè, anche se non capisce nulla di loro. La donna è più sottile dell’uomo, sia nel corpo che nella mente e nelle emozioni.
[Dio dice di aver creato l’uomo prima della donna. La donna è quindi un modello più recente, più aggiornato e moderno]
La Mente, per semplificare,  ha 4 parti: cognizione, riconoscimento, sensazione  e reazione
  1. La cognizione: sa che un suono è un suono, e non un immagine, un gusto etc..
  2. Il riconoscimento: confronta il suono con una libreria di suoni registrati dalla mente conscia o subconscia, si basa sul karma e non riconosce la realtà ma solo il passato.
  3. La sensazione: può essere piacevole o spiacevole a seconda di come vengono riconosciute le cose. Simpatie e antipatie (like & dislikes) non fanno la nostra libertà, ma creano i nostri vincoli. Sono frutto del Karma, delle azioni passate che determinano come riconosciamo e sperimentiamo la vita.
  4. La reazione  (mi piace, non mi piace, lo odio non lo odio ) è la parte che aumenta il Karma, i vincoli, la schiavitù, per questo l’equanimità è la cura migliore, perchè dissolve il karma.
Più impari ad accettare l’inevitabilità di quel che accade nella realtà, ovvero in questo momento, e più sviluppi livelli di libertà sempre maggiori. Più resisti, ti opponi e più ti scavi la fossa, costruisci la tua stessa tomba.
Se siamo responsabili, possiamo andare dove vogliamo. Se diamo responsabilità ad altri, andremo dove vanno loro (e potrebbe non piacerci)
Il Karma non è fatalismo. E’ vedere che la nostra vita è al 100% nostra resposablità, è diventare “maestri del nostro destino”. Solo così possiamo creare la vita che vogliamo.

Lezione #6: il suono

Cosa ho imparato da questa sessione?

I tre suoni fondamentali da cui tutti gli altri sono generati sono: Aaah – oooh e Mmmh
Al suono corrisponde una forma e viceversa, quindi se padroneggi un suono, padroneggi la relativa forma.

Aaah – è il suono del mantenimento – del denaro
OOOh è il suono della creazione – intelligenza
MMM è il suono della distruzione – potere

Il silenzio è la base di ogni suono, e quindi di ogni forma e permette ad ogni cosa di esistere, come lo spazio vuoto.

Qual’è stata la tua esperienza nel cantare l’AUM? Eri in grado di notare le vibrazioni? 

Non subito. Sentivo meglio quelle dell AAA nella base dell’hara, ma non localizzate sull’ ombelico, bensì più diffuse nel corpo. Il centro dell OOOh è qello che sento di meno, e MMMh lo sento bene perchè vibra la gola, le labbra e il naso e tutto l’interno della testa (sarà che è la parte che tendo ad usare di più? male magari ma più della altre sicuramente).

Qual’è stata la tua esperienza nel cantare aah, ooh and mmmh separamente? 

Ho fatto fatica a tenere il conto, e prestare attenzione alla vibrazione del corpo. la mente divagava a volte. Come sopra, faticavo a sentire il centro del OOOh , meglio il MMM e l’AAAhh. Praticherò nei prossimi mesi e terrò nota dell’esperienza ogni giorno (ho parlato più estesamente della tecnica completa AUM in un precedente articolo).

Lezione #7: coinvolgimento

Il coinvolgimento è la chiave del comprendere e del vivere pienamente.

Che sia in società, nella giungla o sul lavoro, conoscere le regole del gioco adottate in quel dato posto e farle proprie è fondamentale per connettersi/unirsi in qualsiasi situazione e ambiente. E quando sei completamente unito/integrato, nessuno conosce e può giocare meglio di te quel gioco.

L’inclusività è necessaria per l’integrità. Nel momento in cui mi identifico con una persona separata dal resto del mondo, o con una parte di me, l’integrità e perduta. Questa ilusione di separatezza, creata tutta da noi, ha un costo enorme. Basta vedere la classifica delle principali industrie del mondo: armi, farmaceutica e alcol.
In realtà siamo tutti dei pezzi di vita, della stessa vita, manifestati magari in modi diversi, ma nella sostanza tutti gocce del medesimo oceano.
La domanda da porsi é: voglio essere umano part-time o a tempo pieno? Questa è una scelta che ognuno di noi può fare. Un essere umano completo, può scegliere di fare della propria vita una storia d’amore, senza bisogno di alcun oggetto o motivo esterno.
Il mondo è governato da persone miserabili, basterebbe che 25 persone di queste persone che ricoprono ruoli di maggior potere, sviluppassero la loro coscienza e umanità, per cambiare il mondo in modo drastico.
Per la prima volta nella storia dell’umanità disponiamo delle risorse, tecnologiche ed economiche per far fronte ad ogni problema di natura materiale. Quel che ci manca è la coscienza. La cosa più importante in questo momento storico, è innalzare il livello di coscienza dell’umanità.
Prima di aggiornare il nostro cellulare, dovremmo aggiornare la nostra tecnologia interna, la nostra coscienza. Se cresce la tecnologia, da sola, può portare molto danno, perchè è priva di coscienza. Va accresciuta la coscienza se vogliamo che la tecnologia non venga usata in modo distruttivo.
Elevare se stessi è importante, perchè? Perchè dall’alto si ha una vista migliore.
Il come SIAMO è molto più importante del come FACCIAMO qualcosa…
Prima iniziamo dall’essere (qui ed ora) quindi possiamo preoccuparci del fare, al meglio delle nostre possibilità.

8 commenti su “Inner Engineering online: cos’è e cosa ho imparato dal video corso di Sadhguru”

  1. Complimenti per il blog. Pratico meditazione intensamente da ormai 2 anni ed uso molto la tecnica isha kriya. Ho fatto anche un corso online con ananda.
    Mi piacerebbe avere un confronto diretto con un guru ma non credo di potermi permettere la spesa del viaggio più il corso.
    Ogni giorno che passa mi sento sempre più tranquillo e disidentificato,penso sia grazie alle tecniche meditative.
    Buona crescita!

  2. Ciao, il corso “ingegneria interiore online” è anche in lingua italiana? Comunque hai fatto veramente un BELLISIMo articolo! Grazie 🙂

  3. Ciao Giorgio,
    mi fa molto piacere il tuo commento.
    Il corso è per ora solo in inglese ma mi dicono che è in corso la traduzione in italiano. Potrebbe essere disponibile dal prossimo anno!
    Grazie e a presto
    Roberto

  4. sto guardando il canale dedicato di sadhguru, lo trovo molto bello e volevo fare il corso inner engineering peccato non sia in inglese comunque seguo i video quotidiani molto bello mi ha gia’ dato dei benefici

  5. Non approvo minimamente il discorso su salvini.
    Per il resto delle belle idee e delle buone introspezioni.
    due cose: 1)State attenti ai guru (ho 40 anni di esperienza sul campo) e 2) la meditazione di consapevolezza non è la via migliore per stare bene, essere felici con se stessi e gli altri. Ascoltate bhante vimalaramsi!!
    P.s. quando iniziano a chiedervi soldi, scappate.

  6. In questo mondo tutti chiedono soldi. Spendiamo un sacco di soldi per cose dannose inutili e che ci fanno ammalare. Se un “guru” chiede dei soldi viene etichettato subito come truffatore perche un guru deve essere un santo e povero perché deve rinunciare alla materialità. Ma dove sta scritto? Meglio dare soldi a Sadhguru per il nostro benessere che alla Philip morris. Per me il problema non è il denaro ma l’uso che se ne fa. E per quel poco che posso vedere e sentire e giudicare io i 50€ per il corso glieli do più che volentieri. Namaskaram

  7. Conosco da poco Sadghuru e vorrei saperne di più, grazie ai tuoi articoli ne ho un’idea molto positiva, ma ho trovato delle notizie anche molto sconcertanti a suo riguardo, tipo le circostanze della morte della moglie, di cui è stato inizialmente accusato e le accuse degli ambientalisti sul suo centro Isha costruito su una riserva di elefanti.
    Sai dirci qualcosa in più in merito?
    P.S. vivo a Torino e se si fa un gruppo di pratica di Yoga sarei interessata.

  8. Ciao Dani,
    su qualsiasi personaggio di un certo “spessore” si sentono circolare prima o poi storie che ne offuscano l’integrità e l’immagine.
    SadhGuru, per quanto capace e abile anche nelle Public Relation (tra le altre cose) non è immune a questo tipo di dinamiche e attacchi alla propria immagine di “Guru senza macchia”.

    Anche io avevo letto storie di vario tipo, poi approfondendo un pò in rete con occhio critico, ed entrando poi nella community di Isha e conoscendo che tipi di persone ci sono dentro, mi sono fatto una mia idea su tutto.

    Consiglio anche a te di fare altrettanto e giungere alle TUE conclusioni 🙂
    R.

Lascia un commento