Non sono, quindi penso: coltivare la schiavitù mentale

Altro  estratto degno di nota/traduzione  da The Anti-Wisdom Manual: A Practical Guide To Spiritual Bankruptcy di Gilles Farcet riguarda l’asse portante del fallimento di qualunque percorso spirituale:

La non-padronanza dei pensieri

Tutte le raccomandazioni fornite in questo capitolo si riassumono in una sola: non guardate, pensate.

Assicuratevi di mantenere un’attività mentale incessante e instancabile. Che mai e poi mai il vostro cervello stia a riposo. Ma non temete: il contesto contemporaneo si rivela estremamente favorevole alla produzione costante di pensieri inutili e parassitari. Non avrete alcuna difficoltà a seguire le istruzioni del vostro Nemico spirituale. Semmai potrete cercare di spingere ancora oltre questo modo di funzionamento che è ormai divenuto naturale.
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Partire bene con il piede sbagliato

Poichè chi inizia male è già mezzo perduto è importante che pratichiate la non-padronanza dei pensieri sin dai primi istanti del vostro risveglio.

Quando al mattino riprendete coscienza, non alzatevi, sopratutto non subito. Dimorate in una via di mezzo particolarmente propizia alla cogitazione. Partirete così con il piede sbagliato prima ancora di averlo posato per terra. Nascosti sotto la coperta rappresentatevi tutti i vostri problemi e difficoltà. Fatevi un bel film della vostra giornata, preferibilmente un film catastrofico.
Questo procedimento ha il vantaggio di essere efficace molto rapidamente.
Ogni secondo speso a secernere negatività vi renderà da subito depressi, abbattuti, scoraggiati. Sopratutto fate di ogni erba un fascio (faites feu de tout bois). Se vi svegliate con la sensazione di fatica fisica, rifiutate immediatamente questa sensazione.

A rinforzo dei pensieri, evocate tutto ciò che la fatica può avere di penoso. Siate stanchi di essere stanchi, sentitevi vittima della fatica che sentite. Anzichè accogliere la sensazione del momento come un dato del flusso della vita, qualificatela, etichettatela, lasciate montare tutte le associazioni sgradevoli legate al concetto di fatica. Confrontate, gemendo interiormente, la fatica di oggi con il benessere di ieri o dell’altro ieri. Ditevi che questa fatica non finirà mai, poi concentratevi su tutte le cause, reali o immaginarie, di questa stanchezza fino a che non si installa in voi una sensazione di schiacciamento.

Ritardate il più possibile l’atto di alzarvi che avrà il malaugurato effetto di mettervi in azione – nemica accerrima della cogitazione.

L’ideale sarebbe dimorare rintanati sotto la coperta e sprofondare nel circolo vizioso della depressione costitito da un ammasso di pensieri negativi solidificati in emozioni paralizzanti. E’ certamente più facile di quanto immaginiate, come avrete modo di verificare se seguirete alla lettera le istruzioni precedenti.

(Amatorialmente tradotto dal “Manuel de l’anti-sagesse” di Gilles Farcet)

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