Come vivere meccanicamente: guidare la macchina

Un altro estratto del Manuale dell’Anti-Saggezza di Farcet merita di essere tradotto, anche se in modo amatoriale, perchè riguarda un tema particolarmente caro all’italiano medio: l’automobile. Sempre nel suo stile tutto “alla rovescia” (vedi la parte sul mangiare), Gilles ci mostra adesso come l’atto di guidare, così comune e ricorrente nella quotidianità della maggior parte di noi, possa essere una formidabile occasione di involuzione spirituale, da cogliere al balzo se vogliamo diventare dei veri non-praticanti e dimorare stabilmente in uno stato di inconsapevolezza, oblio di sè e identificazione continui.

Guidare l’egomobile

A questo proposito (assicurarsi uno stato di non-vigilanza ininterrotto), il vostro Nemico spirituale vi consiglia di trascorrere più tempo possibile in auto, essendo l’automobile un luogo privilegiato per esercitarsi all’essere tesi-verso. Si dovrebbe forse parlare di “ego-mobili” visto il modo in cui la sacrosanta “macchina” si è mutata, nella nostra società, in estensione simbolica del Me.

Uno spazio chiuso e protetto dal quale si può comprendere il mondo attraverso dei vetri, in contatto con l’altro e al tempo stesso separati, piccola bolla centrata sul guidatore-possessore fieramente installato al comando, eventualmente circondato da passeggeri che, benché incorporati nel piccolo universo dell’autista, si ritrovano sottomessi alla sua volontà perchè non possono guidare; la vettura è un vero ego rotolante.

Dalla sua posizione di controllo (notare a quale punto tutte le pubblicità di auto insistono sui concetti di “potenza” e “controllo” ) il conducente si lancia aggressivamente incontro ad un mondo “esteriore” che suppone appartenergli, riservato al suo personale uso e come tale sottomesso al proprio piacere.

L’egomobilista rotola sulla “sua” strada, intorno alla quale incrocia un numero più o meno grande di altri che, ben inteso, guidano “male” – e in ogni caso meno bene di lui – e, per giunta hanno l’impudenza di bloccargli il passaggio o di costringerlo a rallentare nella sua corsa implacabile quando invece semplicemente non dovrebbero trovarsi lì.

Approfittate quindi appieno di questo spazio privilegiato che è la macchina per coltivare la non-vigilanza. Identificatevi con il vostro veicolo, vetrina rutilante del vostro augusto Me. Appena saliti a bordo lasciate le vostre inibizioni e altre creanze superflue. Voi siete il maestro, dio dell’asfalto, re della strada, vale a dire dell’universo.
Abbiate come prima regola quella di non rispettare mai i limiti di velocità. A piedi bisogna piegarsi alle usanze ma una volta in macchina, eccovi intoccabili, soggetti a nessuna legge oltre la vostra, l’unica legittima. Andate sempre avanti, il mondo vi appartiene e gli altri non hanno alcun diritto se non quello di togliersi rispettosamente al vostro passaggio. E se questi se ne dimenticano momentanemente, rimetteteli al loro posto, vale a dire sulla destra, ricordandogli il loro stato di inferiorità con forti colpi di abbagliante che loro hanno l’obbligo di rispettare.

Un altro, il pagliaccio, osa esitare un secondo prima di svoltare a destra o sinistra mentre voi, sempre fieri e sicuri, percorrete risoluti la vostra strada? Assordatelo con il vostro clacson senza lasciargli un attimo di riflessione, poi, nel sorpassarlo, inondatelo di ingiurie che non avreste mai il coraggio di pronunciare su un marciapiede ma che, nel chiuso della vostra carrozza, vi sentite pienamente autorizzati a proferire davanti al mendicante che, resosi colpevole del crimine di lesa-meaestà, ha osato farvi “perdere qualche secondo” e rallentare il ritmo di quella conquista che è per voi il tragitto minimo. […]

Riassumendo: ogni volta che salite in macchina, assicuratevi che sia l’ego ad installarsi al volante, con le mani contratte e interamente teso verso una meta che indietreggia via via che il veicolo avanza. Osservate il codice dell’egomobilista: incollatevi bene al culo di quelli che, per errore, vi precedono: ad ogni semaforo rosso, sbattete i piedi, non datevi pace finchè non arriva il verde; al minimo rallentamento, gesticolate, clacsonate, manifestate il vostro disappunto. Ogni tragitto diventerà così un’occasione per essere avvinti e identificati con le vostre fantasie di potenza totale.

(Amatorialmente tradotto dal “Manuel de l’anti-sagesse” di Gilles Farcet)

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