Aldo Capitini, il Gandhi Italiano: religione e politica della non violenza

Quando si parla di spiritualità, meditazione e tematiche affini, tendiamo a volgere lo sguardo e il pensiero lontano, all’Oriente, come se in Occidente ci fosse preclusa la possibilità di coltivare in modo autentico e profondo dimensioni diverse da quelle del produrre,  dell’accumulare cose e conoscenze “utili” ad avere successo nel mondo.
In realtà anche qui da noi, in Occidente, in Europa e in Italia in particolare non sono mancate figure dal forte spirito meditativo. Semplicemente se ne parla poco.
In questo articolo parliamo di uno di questi personaggi forse meno conosciuti nel panorama filosofico e spirituale italiano, ma di grande valore: Aldo Capitini.

Le idee etico-politiche di Aldo Capitini

Grande studioso dell’opera gandhiana, attivista per la pace, antifascista, filosofo, poeta, professore, Aldo Capitini portò la non violenza e la disobbedienza civile in Italia propugnando una prassi di partecipazione di tutti alla vita politica nazionale e internazionale.

Apertura e omnicrazia sono due concetti chiave del pensiero etico-politico capitiniano che vede l’azione prevalere sulla vita contemplativa ma che incorpora i concetti gandhiani della compassione, della meditazione e di un io collettivo che unisce tutti gli esseri umani e gli esseri umani a tutti i viventi.

“Noi umbri siamo contemplativi, cioè amiamo collocare le cose, i fatti e la vita in un quadro più ampio, di un paesaggio sereno, meditativo, largo. L’Umbria può apparire troppo raccolta in sé, troppo avvolta nel silenzio, ma c’è una forza dentro”.

L’esperienza del dolore favorì il suo distacco da una civiltà che valuta positivamente solo chi fa, chi rende, chi è forte e chi è attivo. La partecipazione che Capitini auspica non è basata sulla concorrenza ma su di “un maggiore accordo, una vera unità con tutti gli esseri, superando le tante difficoltà di ora”.

San Francesco, Gandhi, Mazzini e Leopardi sono le figure ispiratrici di Aldo Capitini che si definì sempre un “persuaso” più che un intellettuale, una persona che, dopo essere giunta all’essenza delle cose, si impegni a persuadere il prossimo a combattere le disuguaglianze e le sofferenze che si annidano nelle relazioni umane.

Norberto Bobbio gli dedicò uno scritto nel saggio “Maestri e compagni” evidenziando come la meditazione fosse in lui strumentale alla vita pratica. Capitini mise sulla bilancia della storia il peso della propria persuasione, mirando ad una forma di governo in cui la libertà di ognuno si coniugasse alla libertà di tutti nel momento in cui il grado di autodeterminazione e di partecipazione dal basso raggiungesse il massimo sviluppo.

La visione etico-politica da lui fondata assieme a Guido Calogero fu quella del liberal-socialismo, capace di unire il massimo di libertà politica al massimo di socialismo in economia. I due elementi dovevano essere di stimolo uno per l’altro. Il liberal -socialismo, diverso dal socialismo liberale, fu alla base della fondazione del Partito d’Azione a cui Capitini non partecipò, preferendo essere sempre esterno ai partiti.

Aldo Capitini antifascista

Da non violento, Aldo Capitini non partecipò alla guerra di liberazione ma fu un cospiratore e conobbe il carcere assieme all’amico Guido Calogero che testimoniò la difficoltà della reclusione per il compagno che era vegetariano. L’antifascismo costò a Capitini anche il licenziamento da segretario della Scuola Nomale di Pisa per il suo rifiuto di prendere la tessera fascista. Fu maestro e ispiratore per molti giovani antifascisti affascinati dalle sue idee, dalla sua disposizione pedagogica e dalla sua capacità profonda di aprirsi agli altri.

Il pensiero religioso di Aldo Capitini

“Guardando al fascismo, vidi che lo avevano sostenuto in modo decisivo due forze: la monarchia e l’alta cultura, almeno quella parte di essa vittima del patriottismo scolastico. C’era una terza forza: la Chiesa di Roma. Se essa avesse voluto, dispiegando una ferma collaborazione, avrebbe fatto cadere il fascismo in una settimana, invece aveva dato aiuto continuo”

Dopo il concordato del 1929 Capitini reagì con una nuova visione religiosa.
“Mi apparve chiarissimo che la liberazione vera dal fascismo stesse in una riforma religiosa”.
Capitini vide nel trionfo del fascismo il trionfo della retorica verso la quale bisogna esercitare una nuova persuasione.
“L’essenza della religione è la coscienza appassionata della finitezza”
La consapevolezza dei limiti e delle fragilità deve indurre i viventi a unirsi per ribaltare il piano della sofferenza. Capitini trae l’importanza della collettività dalla lezione leopardiana de La ginestra. Una solida catena è ciò che può contrastare il male del mondo e operare una liberazione religiosa che sia liberazione da ogni forma di oppressione. Aldo Capitini si schierava accanto agli ultimi che lui definiva distanti, languenti, dimezzati, lontani e annullati. Il suo scopo era coinvolgerli e renderli consapevoli dell’oppressione che subivano e della verità che non fare il male è il primo passo per la liberazione.
La marcia della pace, il Cos e il Cop
L’attivismo di Aldo Capitini proseguì dopo la fine della guerra con la creazione del C.O.S., centro di orientamento sociale che si estese in tutto il centro Italia offrendo occasioni di dibattito democratico su questioni pratiche e ideologiche a chiunque fosse interessato. Con lo stesso principio Capitini fondò anche il C.O.R., centro di orientamento religioso, all’insegna dell’apertura e della conoscenza in ambito religioso. Il nome di Capitini si associa in questo periodo a quello di Don Milani e di Danilo Dolci.

DANILO DOLCI RICORDA ALDO CAPITINI

[…]
Poi l’ho incontrato, in alto nella torre
del Comune a Perugia,
la dimora del padre campanaro:
era impacciato a camminare
ma enormemente libero e attivo,
concentrato ma aperto alla vita di tutti,
non ammazzava una mosca
ma era veramente un rivoluzionario,
miope ma profeta.

A Capitini si deve inoltre la marcia della pace da Perugia ad Assisi. La prima edizione raccolse 20.000 persone tra cui Italo Calvino. Lo scopo era unire persone diverse attorno all’obiettivo comune della pace concreta e del disarmo nell’era dei blocchi contrapposti. L’idea di un arcobaleno prima della tempesta, di una comunità mondiale capace di ripudiare la guerra, appariva allora più sentita che oggi forse perché non abbiamo conosciuto la guerra.

Il pensatore e il praticante Aldo Capitini hanno molto da dirci. Le sue urgenze sono purtroppo ancora attualissime.

Per approfondire

Podcast radio
Alessandro Leogrande Il poeta Aldo Capitini 

Video Rai Scuola
Aldo Capitini: la pratica non violenta

Articoli
Tra dolore e valore: la compassione nel pensiero di Aldo Capitini

 

Lascia un commento