Che cos’è la Meditazione e perchè farla: 4 maestri viventi la pensano così

Che tu stia muovendo i primi passi in qualche pratica meditativa, o sia un meditatore navigato con migliaia di ore sotto il tuo .. zafu, difficilmente avrai un’idea chiara e stabile di cosa sia la meditazione e del perché dovremmo dedicarci ad essa.

Il termine “meditazione” almeno nella lingua occidentale, è infatti estremamente generico e si presta ad una moltitudine di interpretazioni anche drasticamente differenti tra di loro.

In questo articolo troverai una rapida sintesi delle concezioni della meditazione più diffuse in Occidente, così come vengono trasmesse nelle parole di 4 Maestri contemporanei appartenenti a tradizioni e culture anche radicalmente diverse.

Mindfulness: la meditazione secondo il medico-scienziato Jon Kabat Zinn

La meditazione, nella sua essenza, non è altro che prestare attenzione alla propria esperienza momento per momento e farlo in modo intenzionale e non giudicante. Questa è la definizione operativa di Mindfulness che, nella concezione di Kabat Zinn, poco si distingue da quella di meditazione.

La Meditazione è il veicolo per ottenere quel tipo di consapevolezza in modo sempre più intenso e continuativo: meditazione camminata, meditazione seduta, gli esercizi yoga e il protocollo MBSR per la riduzione dello stress, sono modi per coltivare la mindfulness.

La meditazione per kabat Zinn è però anche l’esito finale di tutto questo “lavoro”, ovvero il vivere la nostra vita come se ci importasse veramente, in ogni istante.

La meditazione nella tradizione buddhista theravada: Jack Kornfield

La meditazione è un processo con cui imparare a essere più coscienti e consapevoli di quello che ci accade a vari livelli: nel corpo, nelle sensazioni, nella mente fino alle dimensioni più profonde dello spirito.

La meditazione è usata da molte persone come un mezzo per evadere e fuggire dalla realtà, così come la TV, il mangiare e altre attività possono essere usate per sfuggire o ignorare qualcosa che ci turba. In altri casi è usata come scusa per essere indifferenti, o passivi perchè tanto “tutto è impermanente, tutto è come è, quindi chi se ne frega? “.

In realtà, una delle lezioni fondamentali della meditazione è proprio quella di insegnarci ad aprirci sempre più pienamente alla totalità della nostra esperienza, ad affrontare la realtà interna ed esteriore senza paura o altre lenti deformanti ( Vipassana, in sanscrito significa appunto Visione Profonda o “Vederci chiaro” ) e con una disposizione del cuore orientata ad una maggior gentilezza, compassione e amorevolezza.

La Meditazione secondo Eckhart Tolle

L’essenza delle meditazione, secondo Tolle, è distogliere la consapevolezza dall’attività mentale e creare un intervallo “senza mente” nel quale sei fortemente presente e consapevole di non pensare.

Invece di “osservare l’essere pensante”, puoi creare un intervallo nel flusso mentale semplicemente convogliando la tua attenzione sull’Adesso, diventando intensamente consapevole dell’istante presente.

Questo è l’inizio del tuo stato naturale di unione con l’Essere, generalmente oscurato dalla mente.

Scendendo sempre più in profondità in questo regno “senza mente”, realizzi lo stato di pura consapevolezza. In esso, avverti la tua presenza con una tale intensità e con una tale gioia che, in confronto, tutti i pensieri, le emozioni, il corpo fisico e il mondo esterno diventano insignificanti.

Non si tratta però di uno stato egoistico, bensì disinteressato. Ti porta al di là di quello che ritenevi essere il “tuo sé”.

Lo scopo della meditazione secondo il Mistico Yogi Indiano: Sadhguru

Secondo Sadhguru scopo della meditazione non è raggiungere degli stati di estasi. L’estasi e la gioia sono solo un incentivo, non sono il fine. Senza incentivo sarebbe molto più difficile meditare.

La meditazione serve a creare uno spazio, una distanza tra noi e il nostro corpo da un lato e tra noi e la nostra mente dall’altro. Quando si crea questo spazio, quando l’identificazione con corpo o mente viene meno, solo allora la sofferenza cessa.

La sofferenza infatti è sempre in una di queste dimensioni: o soffriamo nel corpo o soffriamo nella mente. Quando cessa la paura della sofferenza, solo allora l’istinto di sopravvivenza si abbassa, e perde la priorità che gli diamo generalmente.

A quel punto possiamo iniziare ad esplorare altre dimensioni della vita, ed essere realmente “spirituali”. Fino ad allora, qualsiasi cosa ci venga detta o proposta anche dal più saggio degli esseri umani, noi non riusciremo a comprenderla e coglierla, perchè saremmo sempre distratti dalla paura, o dal bisogno di sicurezza.

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